domenica 6 ottobre 2013

Benvenuti alla terza B di Comano!

Oggi ci hanno raggiunto i nasi della terza B di Comano, prontissimi ad acchiappare i profumi che, da una settimana, riempiono i laboratori delle scuole elementari Lambertenghi.
Possiamo toccarli con le mani? Possiamo risalire alla loro "fonte"? Per alcuni nasi sembrerebbe di sì. Il centro dei fiori, ma anche le radici delle piante, le stanze di casa e perfino il laboratorio sono colmi di odori. Mettiamoci a cercarli, allora!
Sui tavoli del laboratorio di chimica abbiamo trovato alcuni piatti in legno cosparsi da rametti secchi di... l'abbiamo riconosciuta subito, dall'odore prima ancora che dall'aspetto: è la lavanda.
Riusciremo a estrarne l'essenza dai suoi fiorellini? Il prezioso distillatore borbotta nascosto in un angolo, collaborando e osservando il nostro minuzioso lavoro.



 


Si lavora spediti, senza intoppi e con precisione. E finalmente riusciamo a catturare quelle poche gocce di olio che galleggiavano nell'acqua raccolta dal fedele distillatore. Alessia apre piano piano il collo di un pallone di vetro e, tac, catturiamo l'olio in una provetta!
Avanza un po' di tempo e decidiamo di preparare due diffusori di fragranze per la classe.
Dopo aver annusato cinque proposte che Luisa e Giovanni fanno passare di mano in mano, scegliamo  "L'attesa" come una delle due miscele vincitrici.
A conquistarci sono le sue pizzicanti note di mandarino che, con questo tempo, riescono a metterci un po' di allegria. L'altra miscela vincitrice, invece, è "Sabbia e Mare": il suo profumo di cocco sembra volerci ricordare le vacanze appena passate.

Ma cosa c'è, lì dentro, oltre il cocco? Cosa c'è, oltre il mandarino? Leggendo le ricette per la preparazione dei diffusori scopriamo che c'è la rosa, e anche profumi che non conoscevamo. Il legno di sandalo, per esempio. "Ma è l'odore dei sandali?", chiede Olivia. Sembrerebbe di no. Ma a noi, da adesso in poi, piacerà chiamarlo così!

Nel laboratorio di biologia, invece, non abbiamo trovato solo la lavanda ad aspettarci, ma un cestino di ramoscelli vari. A prima vista si direbbe che dentro ci fossero vite, rosmarino, ginepro e salvia.
Ma già che ci sono dei "microscropi" (come dice Ludovico) potremmo provare a osservare queste foglie anche più da vicino. Una volta accesa la luce e posizionato la foglia ben sotto l'obiettivo, Aristide dice di vedere una cosa simile a "un prato con tanti sentieri".
Ci siamo: finalmente riusciamo a vedere meglio le nervature delle foglie. Aristide sposta la foglia a destra e sinistra e, ne è certo, questo significa "vedere la foglia da un altro punto di vista".
Decidiamo, allora, di spingerci oltre. Aumentando l'ingrandimento i sentieri diventano enormi e sembrano cosparsi da una sottile peluria. Adesso sono strade e proprio in questi percorsi scopriamo che, tra un ricciolo grigio e l'altro, marciano alcuni animaletti gialli: i pidocchi delle piante, gli afidi, con i loro occhi rossi e le antenne lunghe. Altri, invece, sono "sdraiati". Sono fermi. Chissà cosa stanno facendo. "Forse stanno facendo le uova", suggerisce Virgina.
Gli afidi catturati al binoculare, tra gli afidi, numerose sferette bianche. Non sono le uova degli afidi ma i contenitori degli oli essenziali della salvia.
Luisa ci svela il segreto: stanno mangiando la linfa. Cioè, come dice Olivia, "il sangue delle piante". Mentre le palline intorno non sono uova, ma le gocce che racchiudono il profumo della salvia.
"Ma quindi mangiamo i pidocchi quando mangiamo la salvia?", chiede Olivia. Pare proprio di si'. E davvero non si riescono a vedere a occhio nudo per evitare di metterseli in bocca? Emma ed Etienne cercano di scoprirlo e osservano, da "un altro punto di vista", la foglia di salvia, munendosi di pinzetta nel caso riuscissero a intravedere qualcosa di ormai noto, pronti ad acchiapparlo!
A dire il vero si vedono eccome!
Per essere sicuri della scoperta ne "pinziamo" uno e lo mettiamo  sotto il binoculare. Non c'è dubbio, è proprio lui! E pure la punta della pinzetta non è aguzza come sembra.
Altre foglie, invece, hanno un aspetto ancora più strano. Secondo Aristide sembrano la coda di coccodrillo. E in effetti è proprio così. La fogliolina di rosmarino sembra inzuppata di qualcosa di unto, come la pelle degli anfibi che rimane un po' bagnata. Che sia profumo?
E ora l'ultima prova per capire davvero possiamo dichiararci profumieri provetti. 
Riusciremo a riconoscere il profumo raccolto all'interno di alcune fiale che, fino a ora, sono rimaste chiuse con un tappo di sughero perché le molecole di odore non volassero via come farfalle?
Non è così semplice come sembra.
Quello che ci sembrava odore di "salsiccia", di "carbone" e di "quercia" è in realtà l'odore del fumo.
Altri profumi, invece, li riconosciamo ma non riusciamo a pronunciare il loro nome. Etienne era sicuro di aver già mangiato il numero 50, ma non riusciva a dire il suo nome. Giovanni ci dice che l'olfatto funziona proprio così: attiva i centri cerebrali della memoria e delle emozioni, ma ha pochi collegamento con i centri della parola. Lo si riconosce, ma non si riesce a dire che cosa sia. Il suo nome rimane lì, sulla punta della lingua. Il maestro Davide, alla fine, lo indovina: è il finocchio!
Anche Maxi ha un olfatto acuto: è l'unico a riconoscere la cannella. Anzi, lo "zimt". A casa sua, infatti, ci sono le torte con sopra lo "zimt" che hanno esattamente lo stesso profumo. A casa di Simone, invece, il sugo si fa con l'aglio. Lui ha già mangiato l'odore numero 22.

Al Biolab, infatti, è un po' come essere a casa. Ci si diverte, ma si fanno anche lavori di alta precisione, come catturare l'ultima goccia di olio essenziale, la più preziosa. E, come dice alla fine Aristide, "si guarda il mondo da un altro punto di vista".
E', insomma, una favola diversa dal solito.
Grazie a tutti voi per essere venuti a vedere il mondo con noi, da un altro punto di vista.



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